La santità dei giovani nella società frammentata

La santità dei giovani deve fare i conti con una società frammentata, ma – nella attuale condizione di Chiesa di minoranza – la loro testimonianza è indispensabile; nella prospettiva missionaria che ci impone di tornare sulle strade per incontrare le persone come faceva Gesù, i giovani possono essere un catechismo vivente.

Così padre Ottorino Vanzaghi, intervistato lunedì 29 ottobre nella trasmissione che Radio Vaticana ha dedicato al Sinodo dei vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Padre Ottorino ha ricordato la situazione particolare e in controtendenza della parrocchia che presiede, Gesù Nazareno a Torino: oltre 400 ragazzi e ragazze nei gruppi giovanili “che mi sbalordiscono, mi mettono in crisi e rendono ricco il mio ministero”, ancora in grado di colloquiare con quei coetanei che ritengono di non aver più nulla da poter chiedere alla Chiesa.

Laboratorio missionario per il Burundi

Nella casa del catechismo in fondo al cortile, domenica 21 dalle 9 alle 12 e dalle 15,30 alle 18, lunedì 22 dalle 9 alle 12 – in occasione della Giornata missionaria mondiale –, è allestito il Laboratorio missionario parrocchiale.

Il ricavato dalla vendita di tutti gli oggetti esposti sarà devoluto alle missioni dei padri Dottrinari in Burundi.

La questa delle messe di questa domenica sarà devoluta all’Ufficio Missionario diocesano.

I due volti del futuro: intervista a padre Sergio La Pegna

Il futuro, alla luce della fede, ha due volti: quello dei numeri e quello della qualità. Padre Sergio La Pegna, nato a Vittoria, in Sicilia, 46 anni fa, è il Superiore generale dellaCongregazione dei Padri della Dottrina Cristiana, ai quali è affidata la comunità di Gesù Nazareno.

«Dal punto di vista numerico, la Congregazione è in crescita in Africa, stabile in India e Brasile, in difficoltà in Italia e Francia, come del resto accade per tutte le vocazioni, in tutta la Chiesa. Durante l’ultimo Capitolo Generale, la Pasqua scorsa, abbiamo deciso di puntare sulla formazione permanente, sia per la vita dei padri – ascolto della Parola di Dio e qualità della vita consacrata– sia per il nostro specifico carisma, la catechesi. I padri devono essere il motore delle vocazioni testimoniando gioiosamenteil proprio carisma. Padre Cesare de Bus, il nostro fondatore, cominciò così nel Cinquecento, fronteggiando l’ignoranza religiosa con la catechesi; oggi la situazione è analoga, dobbiamo iniettare in coloro che incontriamola gioia di conoscere il volto di Gesù, persona viva in mezzo a noi».

Educare alle scelte vocazionali, per padre La Pegna, significa «prendere atto che la formazione cristiana spesso oggi non parte più dalla famiglia. Come aveva già intuito il teologo Joseph Ratzinger alla fine degli anni ’50, nel mondo occidentale il cristianesimo è minoranza. Ecco allora – ragiona padre La Pegna – che i cristiani devono “uscire, andare per il mondo”, testimoniare che il cristianesimo non è seguire dottrine e regole, ma scoprire Gesù, il volto misericordioso del padre. Evangelizzazione e primo annuncio saranno la nuova catechesi».

Le difficoltà della pastorale, le chiese vuote: a cinquant’anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II le avvisaglie si sono tramutate in realtà. Come riprendere il cammino? «Nell’ultima udienza al clero romano prima della rinuncia, Benedetto XVI ricordò come il processo avviato dal Concilio sia un cammino non ancora terminato. La Chiesa stessaè sempre in cammino. Ciò che è importante è essere convinti che tale cammino va fatto insieme, riscoprendo e valorizzando i vari carismi e le diverse sensibilità di persone e gruppi. Dobbiamo rispettare il cammino di tutti, includere e non escludere. Un aspetto sul quale papa Francesco insiste molto ».

L’istituzione parrocchia nasce nell’XI secolo e, sostanzialmente, non è molto cambiata da allora. Quale sarà la parrocchia della società liquida e post-moderna?

«Il grande cambiamento fu introdottonel Codice di Diritto Canonico del 1983, il quale, recependo gli orientamenti conciliari, definì la parrocchia nonsolo in base al riferimento territoriale, ma soprattutto come“popolo di Dio”. La parrocchiacontinua ad essere ancora oggi un’occasione di “fare esperienza concreta diChiesa” – conclude padre La Pegna – ma deve essere aperta a tutti, in un certo senso possiamo parlare di “parrocchie liquide”, nelle quali ciò che conta non è la residenza, ma l’appartenenza. Oggi la gente studia o lavora in un luogo e risiede in un altro, anche a centinaia di chilometri di distanza. Il cardinal Martini paragonava la parrocchia al fuoco di bivacco che i ragazzi dei gruppi e delle associazioni fanno la sera, durante i campi estivi: chi raccoglie legna e chi accende e alimenta il fuoco; chi intona i canti e cura l’animazione, ma anche chi semplicemente si gode la serata. Bisogna fare in modo che tutti siedano intorno al falò e che tutti si sentano a proprio agio. Senza cancellare la religiosità popolare, un sentimento religioso che può trasformarsi peressere occasione di evangelizzazione e catechesi».

La lotta di Giacobbe, benedetto da Dio perché accetta di cambiare

Il vescovo Olivero, in piedi, la teologa Stella Morra, il pittore Lucio Maria Morra, accanto al trittico "La lotta di Giacobbe venerdì 28 settembre 2018 a Gesù Nazareno

Il vescovo Olivero, in piedi, la teologa Stella Morra e il pittore Lucio Maria Morra seduti, accanto al trittico “La lotta di Giacobbe”, venerdì 28 settembre 2018 a Gesù Nazareno

Ispirati dalla visione del trittico “La lotta di Giacobbe” dipinto da Lucio Maria Morra, il pittore stesso, la sorella teologa Stella Morra e il vescovo di Pinerolo Derio Olivero, si sono interrogati – venerdì 28 settembre dalle 21, nella chiesa di Gesù Nazareno a Torino, per la XIV edizione di Torino Spiritualità – sull’enigmatica lotta notturna del patriarca biblico che, alle prime luci dell’alba, vinto ma non domo, otterrà la benedizione divina e, accettando di cambiare nome da Giacobbe a Israele, si trasformerà nel capostipite della stirpe ebraica con i suoi figli che origineranno le dodici tribù di Israele.

Secondo la tradizione Giacobbe lotta tutta le notte con un angelo e, pur azzoppato, non lascia la presa sul rivale. “L’uomo con cui resta solo e con cui lotta è Dio o Giacobbe stesso? – si è chiesta Stella Morra –. Giacobbe attraversa il fiume con mogli, figli e armenti, trova il coraggio di rimanere solo nella notte. Nel silenzio e nella lotta accetta di cambiare, lui, uomo contrastato e tutt’altro che virtuoso. Chiede una benedizione e la risposta è l’imposizione di un nome nuovo, che comporta un nuovo ruolo”.

La necessità di essere aperti al cambiamento e al confronto, anche aspro con se stessi e con il prossimo, è stata ribadita da Lucio Maria Morra, che descrivendo il processo creativo per dipingere il trittico, eccezionalmente esposto in chiesa di fianco all’altare, ha concluso affermando “Io sono Giacobbe”, cioè l’artista costretto a lottare con sé e con la materia per restituire il senso di un’esperienza vissuta.

Chiudendo la serata monsignor Olivero, suggerendo che la funzione dell’arte è introdurre alla ricerca della verità, ha sottolineato “come il nostro cambiamento sia originato in noi con l’altro da noi, e che solo dal confronto aperto, franco e coraggioso, può nascere una relazione: una benedizione”.

Mauro Fresco

In festa con le famiglie

Domenica 7 ottobre, “Famiglie in cammino” l’appuntamento che è ormai diventato tradizione: il tema di quest’ anno sarà “Aggiungi un posto a tavola”.

Ritrovo alle 11,15 in chiesa a Gesù Nazareno, per prepararsi all’animazione liturgica della messa alle 11,30. 

Alle 12,30 suddivisione in tavolate per argomenti di discussione:

  • Fare festa;
  • Condividere il cibo e accogliere;
  • Ascoltarsi e parlare;
  • La preghiera a tavola;
  • Cosa non fare a tavola;
  • Lo spreco alimentare.

Dalle 13 pranzo nel cortile della parrocchia, in parte condiviso e in parte a cura dell’organizzazione, a cui seguiranno la presentazione e messa in comune delle riflessioni sui temi della giornata.

Alle 15,30, si torna a casa.

Per iscrizioni:  famiglieincammino2017@gmail.com entro il 25 settembre (è molto importante dare la propria adesione per consentire la preparazione del pranzo senza sprechi).