Domenica 5 dicembre, II di Avvento
Domenica 5 dicembre sarà la II domenica di Avvento.
Continua il periodo di preparazione al Natale scandito dal Vangelo di Luca che caratterizza questo anno liturgico.
Domenica 5 dicembre sarà la II domenica di Avvento.
Continua il periodo di preparazione al Natale scandito dal Vangelo di Luca che caratterizza questo anno liturgico.
Amici e amiche del Cit Turin,
in occasione della nostra festa patronale vorrei rivolgere un saluto cordiale a tutti voi, in coincidenza con la celebrazione della festa, per la prima volta come parroco di Gesù Nazareno.
Sono tanti in questo momento storico i motivi che ostacolano la nostra vita e le nostre speranze, prima fra tutte questa pandemia che ci costringe alla lontananza e alla distanza.
Celebrare, come cristiani, la festa di Gesù Nazareno non vuol dire sfidare le circostanze o giocare con le restrizioni, pur proponendo un piccolo momento di ritrovo, vuol dire invece sentirsi costruttori e collaboratori del “Regno”, un regno di pace, di verità e di giustizia che comincia nel nostro cuore e nel cuore delle nostre famiglie.
Un sincero augurio a tutti e tutte.
Buona festa di Cristo Re
padre Andrea Marchini
parroco in Gesù Nazareno
Nella V Giornata mondiale dei poveri dopo l’anno dedicato alla Misericordia, il Papa ci invita a riflettere e a indirizzare la preghiera verso i fratelli più fragili che devono fare i conti con la povertà, l’esclusione, l’isolamento.
L’appuntamento della XXXIII Domenica del Tempo ordinario, 14 novembre, e il titolo scelto «I poveri li avrete sempre con voi (Mc. 14,7)» mettono davanti ai nostri occhi distratti, tante persone: senza fissa dimora, famiglie scivolate verso il basso per la perdita del lavoro o per malattie invalidanti, uomini e donne soli e disperati per la scomparsa dei compagni di vita o per la fine di una relazione su cui tanto si era scommesso.
Uno degli obiettivi della Giornata è prendere coscienza del fenomeno, ma soprattutto «bisogna – scrive mons. Piero Del Bosco, vescovo di Cuneo e Fossano e incaricato della Conferenza Episcopale Piemontese per la Caritas – assumere la vicinanza del cuore verso i poveri con le lenti del Vangelo, che vede nel fratello più in difficoltà non un problema da risolvere o da allontanare ma una chiamata da seguire; non un disagio da ricostruire, ma una esperienza da fare propria fino a farsi poveri con i poveri sull’esempio di Gesù. Non è solo la giornata della colletta, – conclude mons. Del Bosco rivolgendosi ai cattolici piemontesi – ma il giorno del segno, in cui stare vicini con il cuore e con le mani a chi fa più fatica, vicino a noi».
Domenica 10 ottobre alle 11,30 messa d’ingresso del nuovo parroco di Gesù Nazareno padre Andrea Marchini.
Presiederà don Sabino Frigato, vicario del Vescovo di Torino per la vita consacrata.
Padre Ottorino Vanzaghi, in partenza per la parrocchia di Sant’Andrea Apostolo a Roma, si congederà dalla comunità dopo nove anni di servizio pastorale.
Dopo la messa padre Andrea e padre Ottorino saluteranno i parrocchiani con un semplice aperitivo nel cortile dell’oratorio.
Padre Ottorino e padre Andrea invitano a non regalare loro nulla.
Chi lo desiderasse, in segno di accoglienza e gratitudine, potrà sostenere i giovani religiosi dottrinari con un’offerta a sostegno delle case di formazione in Italia, Burundi e India.
Le offerte possono essere fatte sul sito www.dottrinari.org tramite bonifico bancario e Satispay.
Da domenica 5 settembre le messe festive torneranno ai consueti orari.
Sabato messa prefestiva alle 18.
Domenica messe alle 8,30, 10, 11,30 e 18.
Ricordiamo che sono sempre in atto le regole per contrastare il Covid: ingressi contingentati, obbligo di mascherina e di distanziamento.
Da domenica 1° agosto, e per tutto il mese, gli orari delle messe festive saranno i seguenti:
prefestiva sabato alle 18
festive domenica alle 8,30, 11 e 18.
L’appuntamento di riflessione, digiuno e preghiera “La ciotola di Riso”, organizzato da Yatra on line in collaborazione con i giovani dell’Agesci Torino 6 e del Meg Torino 7 di Gesù Nazareno lo scorso 26 marzo ha permesso di raccogliere offerte per 2.135 euro.
L’importo sarà utilizzato da Yatra per pagare gli stipendi delle donne che lavorano nella sartoria “Cesar Silai Centre” a Ranchi in India, fondata dai Padri Dottrinari vent’anni fa.
Si può sostenere l’attività della sartoria tutto l’anno acquistando gli abiti direttamente su shop.yatraweb.it, oppure lasciando un’offerta utilizzando i canali di Yatra http://yatraweb.it/collaborare/contributi-economici/ o ancora tramite Satispay https://tag.satispay.com/yatra o con bonifico bancario su conto corrente intestato a Associazione Yatra ONLUS IBAN: IT80K0501801000000016789992
La vita è più forte della morte
Un anno, è più di un anno che il nostro umano tentativo di allontanare l’idea stessa della morte si è fatto vano. Siamo immersi nella morte – reclusi e lontani tra noi –, impediti persino di essere vicino ai morenti. Anche se sappiamo che si cammina sempre verso una croce, una tomba, siamo come Maddalena, una di quelle che cercano Gesù Crocifisso (Mt 28,5), piangente perché non sa dove è stato posto il suo Signore (Gv 20,13).
Come Maddalena abbiamo Gesù risorto davanti a noi ma siamo incapaci di vederlo, concentrati solo sul nostro dolore; ma la vita è più forte della morte, sconfitta per sempre dalla Resurrezione del Cristo, il Figlio dell’uomo innalzato sulla croce “perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3, 14-15).
La gioia è più grande del dolore
Il dolore, la paura per le cose del mondo, persino dell’irruzione di Dio, vivono in noi. Siamo turbati, come Maria di fronte all’Annunciazione, come i pastori nella notte di Natale; ma l’angelo aggiunge sempre ai protagonisti, e speriamo anche a noi: “Non temere”, “non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia” (Lc 2,10).
Dice il Salmo 2: “Ride colui che sta nei cieli” (v. 4), come accadde quel giorno di Pasqua, quando “Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli” (Mt 28,8). È Gesù a farsi garante: “Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia” (Gv 16, 22).
La luce scalda il cuore più della tenebra
I grandi pittori da secoli manifestano la presenza di Dio con la luce e così è fin dall’inizio della storia della Salvezza quando “Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre” (Gen1, 4) e il salmista canta “Signore, tu dai luce alla mia lampada” (Salmo 18, 29).
Forse, giovane ragazzo o ragazza, anche tu hai vissuto il tremito sottile nelle tenebre, accanto agli amici, in un bosco improvvisamente ostile e stranamente rumoroso; l’accendersi di una torcia e le prime scintille che annunciavano il crepitare del fuoco, rompevano d’incanto il buio, i volti dei fratelli e delle sorelle tornavano subito visibili, il canto usciva liberatorio dalle gole. Simile è l’esperienza del cristiano “perché hai liberato la mia vita dalla morte, i miei piedi dalla caduta, per camminare davanti a Dio nella luce dei viventi” (Salmo 56, 14).
Gesù ci rassicura “Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre” (Gv 12, 46) e allo stesso tempo ci sprona: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5, 16).
Siamo chiamati alla luce, come la Chiesa tramite gli apostoli da sempre ci ricorda: “Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa (1 Pietro 2, 9); “Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1, 7).
La Pasqua di Cristo continua con noi, per noi, in noi
Gli apostoli in cammino verso Emmaus dopo la crocifissione avevano sperato in Gesù e ora non lo vedevano più. Non sapevano cosa sarebbe successo alla loro comunità e si erano allontanati. In fondo avevano capito che senza di Lui nessuna comunità è possibile.
Lungo la strada incontrano un viandante, non lo riconoscono ma lo ospitano; spezzano con lui il pane e capiscono; immediatamente tornano sui propri passi, la via è di nuovo illuminata.
Chi ama Gesù sa di essere Figlio prediletto del Padre, di camminare nella luce perché i suoi peccati sono perdonati, di non essere solo, anche se abbandonato.
Cristo è risorto, oggi, in mezzo a noi e così è ogni giorno. Buona Pasqua.
Padre Ottorino, parroco in Gesù Nazareno, con i Padri Dottrinari
Emmanuele, Dio è con noi; la profezia di Isaia (7, 14-17), che Matteo pone all’inizio del suo Vangelo (1, 23), apre le nostre menti e i nostri cuori feriti dal virus che ci ha portato morte e sottratto segni di umanità.
Privi di vicinanza, contatto fisico, amore –percettibile in carezze e sorrisi, in ascolto e comprensione – ci sentiamo sperduti, come Dante in una selva oscura.
Il Bambino che nasce è il segno, l’Emmanuele che Maria prima tra gli umani ha il coraggio di ospitare, il Re che fa intraprendere un lungo viaggio a tre sapienti desiderosi di adorare il Dio incarnato (Mt. 2, 1-2).
Ecco, in questo strano Natale non siamo soli. Dio è con noi: diciamolo a quanti incontriamo, così come nella notte di Pasqua annunciamo “è risorto”.
Non abbiamo paura di manifestare il bene che vogliamo a fratelli e sorelle che camminano al nostro fianco: Emmanuele, Dio è con noi, sempre.
Buon Natale
padre Ottorino con i padri Dottrinari
Intimoriti, preoccupati, sconcertati, malati, affranti. Non ci bastano gli aggettivi per descrivere l’esperienza che stiamo vivendo, spaventati dal cambiamento imposto da un virus.
Chissà come celebrarono la festa di Cristo Re i fratelli e le sorelle che ci hanno preceduto in questo quartiere, nel territorio di questa nostra parrocchia di Gesù Nazareno negli anni tra il 1918 e il 1920, usciti da una guerra mondiale e alle prese con la spagnola; oppure tra il 1940 e il 1945, dapprima sotto le bombe anglo-americane, poi con l’occupazione nazi-fascista, gli orrori e le devastazioni di un conflitto terribile.
Qualcuno tra noi avrà raccolto le testimonianze di genitori e nonni: forse in quelle antiche parole trova conforto nella solitudine odierna.
Oggi celebriamo Cristo Re senza le bandiere in chiesa, i giochi dei bambini e dei ragazzi nel cortile, gli abbracci tra amici sul sagrato. Oggi è difficile anche condividere, dare da mangiare all’affamato, da bere all’assetato, accogliere lo straniero, rivestire l’ignudo, visitare il malato e il carcerato.
Eppure, pur nello sgomento, siamo certi che il Pastore, il Re, è con noi, ci conduce in un luogo sicuro, la morte è annientata, Dio è tutto, in tutti.
Oggi, allora, quando sentiremo suonare le campane della nostra chiesa, fermiamoci e riuniamoci in preghiera. Non saremo più soli.
padre Ottorino Vanzaghi, parroco di Gesù Nazareno
Domenica 22 novembre 2020, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo.