La sfida della misericordia
I primi a riconoscere il Dio fatto uomo sono pastori (Lc, 8-18), che scribi e farisei reputano indegni di leggere la Sacra Scrittura. Eppure sono loro, illuminati dalla luce della fede, che credono alle parole dell’angelo: “Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. E, andati, tornano sui loro passi e raccontano ciò che hanno scoperto.
Dio è venuto nel mondo e si manifesta, oggi come allora, con la testimonianza di quelli che, secondo le leggi degli uomini, non sarebbero suoi.
Anche Matteo (Mt, 1, 1-16), ricostruendo all’inizio del suo vangelo la genealogia di Cristo, ribadisce come nel lungo cammino della salvezza Dio illumina, con la luce della fede, potenti e profeti, ma anche prostitute e stupratori, traditori e assassini. Ecco allora che il mistero del Cristo – il Figlio di Dio, che abbraccia in tutto e per tutto la condizione umana, fino a condividere l’esperienza dolorosa della morte – si disvela, alla luce della fede, in tutta la sua chiarezza. Dio è con noi, qui e adesso; ci consola e conforta: ci esorta a rendere eterna la nostra vita quotidiana con la forza delle opere, la condivisione con fratelli e sorelle, la testimonianza della fede.
Papa Francesco ha voluto un anno giubilare dedicato alla misericordia: un attributo che sia l’Antico sia il Nuovo testamento riconoscono tanto a Dio quanto agli uomini. L’originale ebraico hesed contiene altri significati: devozione, lealtà, patto di fedeltà. I misericordiosi non sono quindi solo buoni e compassionevoli, ma leali e fedeli, con Dio e con gli uomini. Questa è la sfida per i cristiani del nostro tempo, questo è l’augurio che nel giorno di Natale rivolgo alla comunità di Gesù Nazareno: siamo misericordiosi e gridiamolo al mondo, con gioia, alla luce della fede.
Buon Natale, padre Ottorino e i padri Dottrinari