La lotta di Giacobbe, benedetto da Dio perché accetta di cambiare
Ispirati dalla visione del trittico “La lotta di Giacobbe” dipinto da Lucio Maria Morra, il pittore stesso, la sorella teologa Stella Morra e il vescovo di Pinerolo Derio Olivero, si sono interrogati – venerdì 28 settembre dalle 21, nella chiesa di Gesù Nazareno a Torino, per la XIV edizione di Torino Spiritualità – sull’enigmatica lotta notturna del patriarca biblico che, alle prime luci dell’alba, vinto ma non domo, otterrà la benedizione divina e, accettando di cambiare nome da Giacobbe a Israele, si trasformerà nel capostipite della stirpe ebraica con i suoi figli che origineranno le dodici tribù di Israele.
Secondo la tradizione Giacobbe lotta tutta le notte con un angelo e, pur azzoppato, non lascia la presa sul rivale. “L’uomo con cui resta solo e con cui lotta è Dio o Giacobbe stesso? – si è chiesta Stella Morra –. Giacobbe attraversa il fiume con mogli, figli e armenti, trova il coraggio di rimanere solo nella notte. Nel silenzio e nella lotta accetta di cambiare, lui, uomo contrastato e tutt’altro che virtuoso. Chiede una benedizione e la risposta è l’imposizione di un nome nuovo, che comporta un nuovo ruolo”.
La necessità di essere aperti al cambiamento e al confronto, anche aspro con se stessi e con il prossimo, è stata ribadita da Lucio Maria Morra, che descrivendo il processo creativo per dipingere il trittico, eccezionalmente esposto in chiesa di fianco all’altare, ha concluso affermando “Io sono Giacobbe”, cioè l’artista costretto a lottare con sé e con la materia per restituire il senso di un’esperienza vissuta.
Chiudendo la serata monsignor Olivero, suggerendo che la funzione dell’arte è introdurre alla ricerca della verità, ha sottolineato “come il nostro cambiamento sia originato in noi con l’altro da noi, e che solo dal confronto aperto, franco e coraggioso, può nascere una relazione: una benedizione”.
Mauro Fresco