Il sepolcro vuoto trionfo della vita
La vita è più forte della morte
Un anno, è più di un anno che il nostro umano tentativo di allontanare l’idea stessa della morte si è fatto vano. Siamo immersi nella morte – reclusi e lontani tra noi –, impediti persino di essere vicino ai morenti. Anche se sappiamo che si cammina sempre verso una croce, una tomba, siamo come Maddalena, una di quelle che cercano Gesù Crocifisso (Mt 28,5), piangente perché non sa dove è stato posto il suo Signore (Gv 20,13).
Come Maddalena abbiamo Gesù risorto davanti a noi ma siamo incapaci di vederlo, concentrati solo sul nostro dolore; ma la vita è più forte della morte, sconfitta per sempre dalla Resurrezione del Cristo, il Figlio dell’uomo innalzato sulla croce “perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3, 14-15).
La gioia è più grande del dolore
Il dolore, la paura per le cose del mondo, persino dell’irruzione di Dio, vivono in noi. Siamo turbati, come Maria di fronte all’Annunciazione, come i pastori nella notte di Natale; ma l’angelo aggiunge sempre ai protagonisti, e speriamo anche a noi: “Non temere”, “non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia” (Lc 2,10).
Dice il Salmo 2: “Ride colui che sta nei cieli” (v. 4), come accadde quel giorno di Pasqua, quando “Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli” (Mt 28,8). È Gesù a farsi garante: “Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia” (Gv 16, 22).
La luce scalda il cuore più della tenebra
I grandi pittori da secoli manifestano la presenza di Dio con la luce e così è fin dall’inizio della storia della Salvezza quando “Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre” (Gen1, 4) e il salmista canta “Signore, tu dai luce alla mia lampada” (Salmo 18, 29).
Forse, giovane ragazzo o ragazza, anche tu hai vissuto il tremito sottile nelle tenebre, accanto agli amici, in un bosco improvvisamente ostile e stranamente rumoroso; l’accendersi di una torcia e le prime scintille che annunciavano il crepitare del fuoco, rompevano d’incanto il buio, i volti dei fratelli e delle sorelle tornavano subito visibili, il canto usciva liberatorio dalle gole. Simile è l’esperienza del cristiano “perché hai liberato la mia vita dalla morte, i miei piedi dalla caduta, per camminare davanti a Dio nella luce dei viventi” (Salmo 56, 14).
Gesù ci rassicura “Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre” (Gv 12, 46) e allo stesso tempo ci sprona: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5, 16).
Siamo chiamati alla luce, come la Chiesa tramite gli apostoli da sempre ci ricorda: “Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa (1 Pietro 2, 9); “Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1, 7).
La Pasqua di Cristo continua con noi, per noi, in noi
Gli apostoli in cammino verso Emmaus dopo la crocifissione avevano sperato in Gesù e ora non lo vedevano più. Non sapevano cosa sarebbe successo alla loro comunità e si erano allontanati. In fondo avevano capito che senza di Lui nessuna comunità è possibile.
Lungo la strada incontrano un viandante, non lo riconoscono ma lo ospitano; spezzano con lui il pane e capiscono; immediatamente tornano sui propri passi, la via è di nuovo illuminata.
Chi ama Gesù sa di essere Figlio prediletto del Padre, di camminare nella luce perché i suoi peccati sono perdonati, di non essere solo, anche se abbandonato.
Cristo è risorto, oggi, in mezzo a noi e così è ogni giorno. Buona Pasqua.
Padre Ottorino, parroco in Gesù Nazareno, con i Padri Dottrinari