Via crucis 2015 

PRIMA STAZIONE: Gesù è percosso, deriso, sfidato, umiliato, denudato.

Is 3, 3. 6.

Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.

Mt 10, 39. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

Mt 27, 27-31.

Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: “Salve, re dei Giudei!”. Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

È molto scomodo avere un Signore così; è scandaloso! La stoltezza della croce ci toglie il fiato. Il servo obbediente di Isaia trova in Gesù la sua immagine vera. Sì; noi abbiamo paura! “Se trattano così il legno verde, che ne sarà del secco?”. Sogniamo un regno di Dio forte, convincente, simpatico, accessibile a tutti, facile e comodo! Invece ci viene presentato un coronato di spine, flagellato e sfigurato tanto a suscitare orrore. Lo vediamo umiliato fino alla completa spogliazione della dignità umana e non ci va di fare la sua fine, di seguirlo in silenzio “senza aprire bocca”.  Non accettiamo di essere “agnello mansueto condotto al macello”. Ci fa paura la persecuzione; il vacillare delle nostre certezze e sicurezze ci getta nel panico. Il disprezzo dei signori della scienza, dei politici, dei padroni del mercato e del potere, ci spinge a diventare servili e schiavi: non vogliamo soccombere. Abbiamo paura di una fede troppo grande; essa mette a nudo la nostra povertà, il nostro egoismo; ci costringe a uscire dal nostro comodo buon vivere.

  • Signore, fa che non abbiamo paura di metterci a fianco del perseguitato, del maltrattato, del povero e del sofferente, ma che noi possiamo vedere in essi il tuo volto.
  • Signore aiutaci a camminare nel mondo portando innanzi a noi la tua croce come segno di amore e pace per tutta l’umanità.

 

SECONDA STAZIONE: Gesù è condannato alla morte di croce.

Is 50, 8-9

È vicino chi mi rende giustizia;chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me. Ecco, il Signore Dio mi assiste:chi mi dichiarerà colpevole?

 Gv 19, 13-16.

Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “ Via ! Via! Crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “ Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i capi dei sacerdoti: Non abbiamo altro re che Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

 Is 53, 8

Con oppressione ed ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Si, fu eliminato dalla terra dei viventi, per colpa del mio popolo fu percosso a morte.

La giustizia degli uomini ha condannando consapevolmente un innocente. Non ci scandalizziamo neppure, né ci meravigliamo: le cose vanno così anche oggi! Ma che il Figlio di Dio, il giusto sia condannato al nostro posto noi lo dimentichiamo ogni giorno. Non ce ne importa molto; è andata così, l’ha voluto lui, non crediamo che sia colpa nostra. Eppure mettiamo croci ovunque, in casa, in chiesa, negli edifici pubblici, ma non le vediamo più e soprattutto non ci soffermiamo a pensare cosa significhino, quale immenso amore rappresentino. Con la stessa indifferenza assistiamo alle palesi ingiustizie dei tribunali, della politica, delle imprese, delle banche, del mercato elevati al grado di idoli e padroni di tutto e di tutti. Tacitamente spesso siamo d’accordo, per stare tranquilli. Se ci guardiamo dentro scopriamo che anche noi soverchiamo gli altri, perfino i nostri cari, con giudizi e sentenze inappellabili. Sì, noi giudichiamo e spesso iniquamente condanniamo il nostro prossimo. Lo uccidiamo dentro il nostro cuore col nostro odio. Assolviamo sempre e comunque solo noi stessi e lo riteniamo giusto. “In principio”, prima di tutto ci sono io. Questa bestemmia convive tranquilla tra le nostre convinzioni, è la cultura dominante e noi accettiamo senza obiezioni. Così mettiamo a morte anche la nostra coscienza. Il Figlio di Dio e Figlio dell’uomo invece ha accettato di essere giudicato da noi, nuovi pilato e nuovi sadducei. Ha accettato di morire per noi suoi assassini.

  •  Signore con la luce della tua parola, aiutaci ad essere giusti verso il nostro prossimo, anche se ciò volesse dire rinunciare ad affermare noi stessi.
  • Signore, fa che guardando la tua croce noi riusciamo a scorgere l’immenso amore che tu ci doni, perché noi possiamo donarlo a coloro che incontriamo sul nostro cammino.
  • Padre perdonaci, talvolta non sappiamo cosa facciamo.
  • Perdonaci le nostre colpe perché anche noi perdoniamo chi ci fa del male.

TERZA STAZIONE: Simone di Cirene porta la croce di Gesù.

 Is 53, 4-5

Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; noi lo giudicavamo castigato e percosso da Dio umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

 Mt 27, 32

Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce.

 Lc 9, 23-24

Gesù diceva a tutti:”se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”.

Fu angariato dal centurione, mentre tornava dai campi. Quale vergogna, quanta riluttanza quel giorno. Di lui sappiamo che era il padre di Alessandro e di Rufo, due cristiani della prima comunità. Forse il fatto in cui fu coinvolto il loro padre li portò alla fede? Non fu inutile allora la fatica di Simone che fu chiamato dal progetto di Dio a portare la croce della salvezza. Ogni cristiano è portatore della croce, per vocazione; la fatica di essere cristiano mette paura a molti, anche a noi battezzati e confermati, cioè coloro che “hanno scelto e deciso” di seguire Gesù, sapendo che per questo saremmo stati derisi, disprezzati, discriminati e perseguitati. Come Simone noi, quelli del Cristo, siamo chiamati a “portare gli uni i pesi degli altri”. Nessuno ci obbliga a farci carico delle miserie, delle sofferenze, del dolore, delle angosce, delle lacrime nostre e del nostro prossimo. Non è un obbligo, ma molto di più: è il comando d’amore, ciò che ci unisce al Cristo. L’umanità ha bisogno di tanti cirenei, uomini e donne che non si vergognano di aiutare gli altri pagando di persona. Se cominciamo noi, tanti impareranno ed anch’essi faranno. Di null’altro mai ci glorieremo se non della croce del Signore nostro quella croce che ora è anche nostra.

  •  Signore aiutaci a capire che la croce non è più segno di morte e di sofferenza inutile, ma che da essa nasce la risurrezione a una vita nuova.
  • Signore fa che vediamo le sofferenze del nostro prossimo e aiutiamo chiunque ha bisogno del nostro aiuto, come il Cireneo ha aiutato te.
  • Signore fa sappiamo essere nelle nostre famiglie un esempio di amore e di pace così da aiutare i nostri ragazzi a trovare la luce della fede.

QUARTA STAZIONE: Gesù cade lungo il cammino.

Is 53, 7

Maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.

Mt 26, 69-75.

Pietro intanto se ne stava seduto fuori nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: “ Anche tu eri con Gesù, il Galileo!”.  Ma egli negò davanti a tutti dicendo: “Non capisco che cosa dici”. Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: “ Costui era con Gesù, il Nazareno”. Ma egli negò di nuovo giurando: “Non conosco quell’ uomo!”. Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: “È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!”. Allora egli incominciò a imprecare e a giurare: “non conosco quell’uomo!”. E subito un gallo cantò e Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: “Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”. E uscito fuori, pianse amaramente.

Il peso della vita spesso è insopportabile, e noi abbiamo paura del dolore, scansiamo la fatica, vorremmo essere sempre allegri e gaudenti, cerchiamo la vita più facile, non prendiamo impegni duraturi e vogliamo essere liberi. La croce schiaccia e ti butta a terra, è troppo pesante! Siamo capaci di lasciarci andare fino al fondo della miseria e della vergogna, concedendoci ogni scusa per soddisfare le nostre voglie. Giungiamo anche ad amare le nostre brutture fino al punto di non volerne uscire. La paura di apparire cristiani ci reca brutte sorprese, come a Pietro. Dopo questa amara esperienza però, noi non tolleriamo chi cade. Ci dà scandalo chi sbaglia, non concediamo scuse agli altri, non cerchiamo neppure di rialzare chi è caduto. Abbiamo paura di sporcarci le mani, come il sacerdote e i leviti della parabola del samaritano. Così non rialziamo gli altri e non rialziamo neppure noi stessi. Quanti appelli alla conversione ci trovano sordi e refrattari; quaresime, avventi, ascolti della parola, messe e preghiere ci lasciano nella nostra posizione “a terra”. Un salmo ci indica la via donandoci speranza; lui, Dio, non fa come noi, egli ci tiene per mano. “Il Signore rende sicuri i passi dell’uomo, e si compiace della sua via. Se egli cade, non rimane a terra, perché il Signore sostiene la sua mano” (Sal 37, 23-24). C’è il perdono per chi piange il proprio peccato; come ci fu per Pietro e per tanti altri.

  • Signore aiutaci ad essere coerenti con la nostra fede e a comprendere che se ci affidiamo a te non rimarremo mai a terra, ma la tua mano sarà sempre pronta a rialzarci.
  • Signore fa che la nostra testimonianza di cristiani sappia rialzare il nostro prossimo dalle cadute dovute alla fragilità umana.
  • Signore, Dio onnipotente, fa che torniamo a te, fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
  • Non lasciarci soccombere nella tentazione, ma liberaci dal male.

QUINTA STAZIONE : Gesù è crocifisso.

Is 53, 10

Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso In sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.

 Mt 27, 33-38.

Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa: “Luogo del cranio”, gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: “Costui è Gesù, il re dei Giudei”. Insieme con lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

Quel martello che batte e inchioda alla croce il Cristo lo sentiamo anche noi che siamo sordi. Il rischio è che ci fermiamo a commiserare quel che è stato, lontano ormai nel tempo; una cosa strappalacrime, che ci prende una volta all’anno, in quaresima e al venerdì santo. Poi torniamo ai nostri affari quotidiani contenti che abbiamo fatto una cosa buona. Che bella via Crucis! Spesso ignoriamo che la croce c’è ancora. Oggi i crocifissi sono milioni e urlano il loro martirio doloroso in ogni parte della terra, anche fra noi. Si, lo sappiamo, noi sentiamo, ma abbiamo tante cose da fare, non possiamo fermarci; noi non possiamo risolvere tutti i problemi altrui, a volte non risolviamo neppure i nostri! Vediamo ogni giorno sui giornali, alla TV e al computer l’esaltazione dell’orrore e del macabro; il dolore esibito come spettacolo per suscitare sensazione attrazione, per inchiodarci al consumismo e alla idolatria del mercato. Siamo schiavi delle nostre paure, preferiamo cambiare programma e guardare altrove. Ma l’urlo di Cristo che muore continua a lacerare il nostro cuore. Si, noi possiamo fare qualcosa nel nostro piccolo quotidiano. Noi possiamo prenderci cura del Cristo sofferente nell’umanità inchiodata alle croci di oggi: milioni di crocifissi. Tocca a noi, cristiani, prima che a tutti gli altri.

  • Signore, rendici sensibili al dolore del nostro prossimo, così che possiamo confortare e sostenere nel tuo nome chi invoca il tuo aiuto.
  • Signore, aiutaci a vedere in ogni sofferente, il volto del Cristo crocifisso per donare ai nostri fratelli l’amore che tu hai regalato a noi.
  • Signore, dalla croce tu rendi tutti partecipi dell’amore più grande che il mondo abbia conosciuto. Sia gloria te, crocifisso;  sia gloria a te, redentore; sia gloria a te, Signore nostro.
  • Noi ti preghiamo, Uomo della Croce, Figlio, Fratello, noi crediamo in te.

SESTA STAZIONE: Gesù muore in croce.

Is 53, 11-12

Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli. 

Gv 19, 25-30

Stavano presso la croce di Gesù: sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:”Donna, ecco tuo Figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse:”Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “E’ compiuto!”. E chinato il capo, consegnò lo spirito.

Malattia e morte sono destino comune di ogni essere umano. Il Cristo lo ha condiviso. Gesù accettò di morire per tutti. Il cammino della vita è per noi il cammino verso l’incontro con Dio. Saremo capaci di accettare la nostra morte? O fuggiremo da essa inutilmente come i pagani? È possibile rifiutare la croce e poi pretendere che Egli ci accolga? Sono molti i condannati a morte nel mondo: guerre, fame, catastrofi naturali, tribunali e leggi inique: migliaia di morti ogni ora. Anche noi uccidiamo il nostro fratello Abele. L’odio, la gelosia, la cattiveria, l’egoismo, la brama di potere e l’indifferenza sono i nostri coltelli. Ai piedi del calvario umano riusciamo perfino ad approvare la prepotenza, il razzismo, il disprezzo per la vita altrui ed esaltiamo le conquiste della scienza atea e del progresso materialista. Condividiamo senza crisi la ideologia dominante pur sapendo che è avvelenata e mortifera. Ci arrendiamo con somma debolezza al massacro dei bimbi non nati, alla manipolazione della vita, alla eutanasia, alla pena di morte, agli esperimenti su esseri umani usati come cavie. Stabiliamo il prezzo di una vita: vale meno di un esperimento. Gesù prende su di sé questo immane peso e lo porta sulla sua croce, nella sua carne. Il suo sacrificio ci riscatta dalla paura, dalla schiavitù, dalla disperazione e dalla morte eterna. “Non con oro o con argento siete stati riscattati, ma con il sangue” e la vita di lui, il Signore. Il cammino della croce è il nostro pellegrinaggio terreno in cui dobbiamo far morire l’uomo vecchio che è in noi per far nascere l’uomo nuovo voluto da Dio. Con Maria divenuta nostra madre ai piedi della croce ci uniamo al sacrificio di Cristo donando noi stessi nel servizio di dedizione e di amore.

  • Insegnaci,o Signore ad amare gli altri, a non amare soltanto noi stessi.
  • Liberaci, o Signore dal nostro egoismo dall’indifferenza, dall’invidia, dal rancore e dall’odio. Donaci un cuore aperto sulle miserie del mondo. Rendici capaci di donare aiuto e sostegno al nostro prossimo per tuo amore.
  • Donaci lo Spirito Santo del nostro battesimo, per morire con te al peccato e al male e risorgere alla vita nuova con te e in te.

SETTIMA STAZIONE: Gesù è sepolto.

Is 53,  9-10

Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. 

Gv 19, 38-42

Dopo questi fatti, Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodemo ( quello che in precedenza era andato da lui di notte) e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era ancora stato posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù. 

Ha voluto condividere la nostra condizione umana in tutto, anche la morte e la sepoltura. Gli imprestarono una tomba! il Signore del mondo, non si era fatto costruire un mausoleo; egli non aveva neppure una pietra per posare il capo la notte, neppure un modesto sepolcro. Per legge gli spettava la fossa comune.  Ma trovò qualcuno che mosso da compassione e amicizia accolse e onorò il suo cadavere. Noi onoriamo i nostri defunti nei cimiteri, dando loro cristiana sepoltura. È giusto! è un gesto di amore che va oltre la morte e accompagna i nostri cari che giungono all’eternità. Milioni di esseri umani, uccisi dalle varie ideologie e dai tiranni da esse partoriti, sono stati gettati in fosse comuni a decine di migliaia, bruciati nel forni crematori, gettati in fondo ai laghi e in fondo alle spelonche, abbandonati nelle foreste senza sepoltura, pasto alle bestie selvatiche. Nessuno li piange, anzi, si cerca di ignorare o di nascondere le molte “shoà” che la storia ha seminato sulla faccia della terra. In tutti i continenti. I grandi cimiteri sotto la luna, (scrisse il francese George Bernanos), sono dovuti alla stupidità umana. Il cadavere del Redentore rimase nel sepolcro per brevissimo tempo, poi risorse a vita nuova. Attendiamo la resurrezione con i fratelli e le sorelle delle catacombe, delle fosse comuni, dei morti sotto le macerie dei terremoti o sotto il fango delle alluvioni. Svégliati tu che dormi: ti chiama il Cristo che ti ha redento. Sorgi a vita nuova ed eterna, la vita di Dio partecipata alle sue creature, ai suoi figli. Sorella morte corporale non è l’ultimo approdo, ma il porto da cui salpare verso l’infinito amore che ci redime e ci salva dalla morte eterna, la “morte seconda”, quella che dobbiamo temere come la massima iattura perché ci separerebbe per sempre da Dio.

  • Signore, in tutti i morti per violenza o per calamità naturali, abbandonati o dimenticati, noi vediamo il tuo Figlio morto e sepolto. Aiutaci a non rimanere insensibili a tali eventi e a lottare perché ogni vita sia considerata sacra nel tuo nome.
  • Signore fa’ che ci sentiamo uniti nella comunione dei santi con tutti coloro che hanno raggiunto la Gerusalemme del Cielo e celebrano con te le nozze dell’Agnello risorto.
  • Santa Maria, madre di Dio e madre nostra, prega per noi peccatori, ora e nell’ora della nostra morte. Amen.